Pirlo si o Pirlo no: quale futuro per la panchina bianconera?
Il campionato corre sempre più verso la sua conclusione, e il tempo di bilanci è sempre più vicino in casa Juve. Poco meno di un anno fa la scelta importante, sorprendente, rivoluzionaria e per certi versi scellerata: regalare la panchina della Juventus ad Andrea Pirlo, non ancora in possesso di patentino. E il prossimo giugno, quella decisione, sarà la prima ad essere messa sul banco degli imputati, per discutere del futuro del tecnico bresciano.
Maestro, predestinato, gli aggettivi si sono sprecati la scorsa estate nei primi giorni della famosa ‘Pirlolandia’. Ma com’era facile immaginare, in questi mesi non è stato di certo tutto rose e fiori. Dopo 9 anni, probabilmente, i bianconeri non alzeranno lo scudetto. In Champions League, per il secondo anno consecutivo, è arrivata l’eliminazione agli ottavi contro una squadra nettamente inferiore. Poi, la tanto acclamata fluidità nel modulo di gioco, oggi si è trasformata in confusione, anche se in realtà la Juve ha sempre giocato allo stesso modo: 3-4-1-2 in fase offensiva e 4-4-2 in quella difensiva.
Insomma, di certo questa è stata la peggior stagione mai vissuta nell’ultimo decennio dalle parti della Continassa. Ma è giusto imputare a Pirlo tutte le colpe? Forse è un normale anno di transizione, di una squadra che dopo tante vittorie ha bisogno di un ricambio generazionale. E se a questo ci aggiungiamo, le inevitabili difficoltà di un allenatore del tutto privo di gavetta, allora la qualificazione in Champions League potrebbe non essere un risultato così inaccettabile. Già, la qualificazione in Champions, un obbiettivo però ancora da raggiungere. Da li probabilmente passerà gran parte del destino dell’ex centrocampista. Rimanere fuori dall’Europa che conta, potrebbe essere una condanna. Mentre al contrario, una posizione tra le prime quattro in classifica, potrebbe anche convincere Agnelli a confermare la fiducia nei suoi confronti. Magari aiutandolo con qualche acquisto, soprattutto in mediana…